Chiese di Cristo

Cenni storici
Nel contesto di revival, o risveglio, o restituzione della pura vita cristiana, tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XIX sorse in America il «Movimento di restaurazione del cristianesimo apostolico». Esso è scaturito da diverse chiese, attraverso dibattiti pubblici, incontri spontanei e organizzati. Ne furono gli animatori (prima in maniera indipendente, poi stabilendo contatti reciproci) Barton Stone, John Smith, Walter Scott, John Wright, e specialmente Thomas Campbell (1763-1854) con suo figlio Alexander (1788-1866). Tutti convergevano nell’invitare i cristiani a dimenticare le loro Chiese, per ritornare al cristianesimo non settario del primo secolo. Voleva essere un cristianesimo non diviso in tante denominazioni, dove comanda la Parola di Dio, e dove nessun uomo possa dirsi “capo” degli altri. Fu verso il 1832 che il Movimento trovò una coesione unitaria, assumendo il nome di «Chiesa di Cristo», durante i memorabili incontri a Lexington (Kentucky). Più tardi il movimento si divise in due tendenze: una diede origine alla chiesa dei «Discepoli di Cristo». L’altra si rifiutò di trasformarsi in una denominazione e rimase un libero aggregato di comunità indipendenti («Chiese di Cristo»), prive di un’organizzazione centrale e di una teologia ufficiale, limitandosi a «parlare dove la Bibbia parla e tacere dove la Bibbia tace».
Le Chiese di Cristo fanno che parte di questo movimento (da non confondere con la «Chiesa di Cristo Internazionale» dei “Bostoniani”) non credono di avere fondatori diversi da Gesù, e si ritengono la comunità delle persone che sono tornate al Cristo evangelico.
Nel mondo le Chiese di Cristo raccolgono circa 5.000.000 di aderenti, di cui la buona metà negli Stati Uniti. In Italia sono sorte a partire dal 1949: i primi anni ’50 hanno visto una vivace espansione soprattutto ad opera «missionari» inviati dalle Chiese di Cristo americane. In quegli anni esse sono state anche fatte oggetto di misure repressive, con interruzione e proibizione dei culti da parte della polizia, diffide e divieti di attività pubblica di evangelizzazione. Concluso il primo slancio missionario, le Chiese di Cristo in Italia si sono assestate sull’attuale migliaio di membri professanti più alcune migliaia di simpatizzanti. Attualmente esiste almeno una comunità in ogni grande città da Milano a Palermo.

Dottrina
Le Chiese di Cristo non hanno una confessione di fede particolare né una liturgia stabilita. Ricercano nelle parole del Vangelo e nella prassi delle prime comunità cristiane il modo più consono di vivere la fede. Unico testo è la Bibbia (da cui escludono, come in genere i protestanti, i libri Deuterocanonici dell’Antico Testamento). Ogni fedele cerca di vivere secondo il Vangelo, osservando gli insegnamenti di Gesù Cristo. Alla fine, quando Dio giudicherà ogni uomo, i giusti godranno della Sua presenza, mentre i malvagi saranno condannati alla Sua lontananza, perciò all’inferno.

La Chiesa
La Chiesa è formata da uomini, donne che, semplicemente, si incontrano per adorare il loro Signore, perché “dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, qui sono io in mezzo a loro” (Mat 18,20). «La Chiesa di Cristo non è una “nuova chiesa”, è “la Chiesa” che il Signore ha voluto. Essa si propone come un’alternativa alle divisioni che lacerano il Corpo di Cristo, affinché i cristiani possano essere tutti uno (Gv 17:12)».
Le Chiese di Cristo non riconoscono alcuna autorità terrena come “CAPO”. Non vi sono concili, sinodi, “tavole” o assemblee, con potere di guida o controllo della chiesa. Esistono rapporti di fratellanza tra le varie comunità, convegni di studio e di preghiera, ma nessuno può togliere o aggiungere qualcosa a quello che è stato già scritto nella Parola di Dio (Gal 1,8).
Di conseguenza non esiste una sede centrale. Benché sia in atto una vivace collaborazione fra le varie comunità, le Chiese di Cristo non sono una denominazione: secondo il modello congregazionalista, sono entità strettamente autonome e totalmente indipendenti le une dalle altre, con modi e metodi diversi nell’organizzazione delle singole chiese-comunità. È Cristo il fondamento e il capo della chiesa. (Ef 1,22). All’obiezione che Cristo è morto e non è più sulla terra, quindi c’è bisogno di qualcuno che prenda in mano le redini della chiesa, rispondono che Cristo stesso, quasi ad anticipare tale obiezione, disse: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente” (Mt 28:20). Le Chiese di Cristo non hanno una gerarchia particolare, ma tutti i credenti sono uguali tra di loro, come volle Gesù. Ciascun fedele può, a turno, guidare la preghiera. Affermano che il Vangelo insegna che non deve esistere una casta particolare di persone (i preti) che monopolizzano i fatti religiosi; al contrario chi vorrà comandare, dovrà farsi servitore di tutti gli altri (Mt 23:11). Non sono contrari ad una organizzazione per il buon funzionamento della chiesa, ma essa deve essere voluta ed eletta da tutti i membri di ogni singola comunità.

La Parola di Dio parla di “guide” per la chiesa: sono i vescovi o anziani che, tra le altre prerogative, devono anche essere sposati ed avere figli credenti (1Tm 3,5). Poi ci sono i diaconi e gli evangelisti o predicatori che hanno il compito, questi ultimi, di predicare all’esterno e all’interno della comunità (Tm 4,5). Il termine “sacerdote” viene usato nel Vangelo per indicare ogni cristiano e non solo una casta di persone; non dovrebbe quindi essere usato come titolo onorifico (1Pt 2:5-9).
Le Chiese di Cristo evitano sfarzosità o i fanatismi; si impegnano nella diffusione della Parola di Dio.Per le Chiese di Cristo, la divisione in tante denominazioni è in gravissimo peccato, uno dei più grossi ostacoli («scandali») per l’evangelizzazione dei non credenti. Tuttavia non è possibile lavorare per l’unità attraverso operazioni di vertice, unioni, alleanze e federazioni di chiese, ma solo con un’azione capillare e personale che coinvolga singoli credenti e comunità locali.

Battesimo e remissione dei peccati
Le Chiese di Cristo insegnano e praticano il battesimo degli adulti per immersione, per la remissione dei peccati. Il battesimo è il gesto attraverso il quale si accetta Cristo come salvatore e si entra a far parte della chiesa; è quindi necessario, prima di essere battezzati, credere e ravvedersi dei propri peccati: «Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato” (Mc 16:16)
Il battesimo è l’atto culminante che esprime la fede in Cristo. Ritengono che per questo motivo nella Chiesa dei primi secoli si battezzassero solo gli adulti. Il battesimo, in altre parole, completa la risposta del credente all’invito di Cristo di aderire alla volontà del Padre per ottenere la remissione dei peccati e simboleggia l’unione alla sepoltura e risurrezione di Cristo, per risorgere a nuova vita e camminare su nuove strade: quelle della fede. Una volta battezzato, il credente entra a fare parte della comunità, dove, insieme con gli altri fratelli e sorelle, vivrà la sua vita cristiana.

La Comunione o Cena del Signore
Uno dei momenti centrali dell’incontro domenicale tra i credenti è il ricordo della morte e della risurrezione di Cristo attraverso i simboli del pane e del vino. Tali elementi non rivestono quel significato sacrale che viene comunemente loro accordato, ma sono solamente dei simboli per ricordare all’assemblea dei cristiani il gesto d’amore compiuto da Cristo quando offrì sé stesso, sulla croce, per i peccati dell’umanità: il ricordo e annuncio della morte e della risurrezione di Cristo fino a quando egli tornerà (1Cor 11:23-29).
Ritengono che nel corso dei secoli tale gesto abbia perduto la sua schietta semplicità ed è stato sempre più ammantato di mistero. Sono nati cosi termini come “transustanzazione” e “consustanzazione”, “mistero della fede” che hanno avvolto il gesto dei primi cristiani di oscurità, trasformandolo in un insieme di gesti e parole incomprensibili per i semplici cristiani.

Attività
Ogni comunità gestisce le proprie iniziative, opere e attività. Le Chiese di Cristo non ammettono un vertice organizzativo (schema congregazionalista: ogni comunità locale è una Chiesa autonoma). Per l’ordinamento interno vi sono persone dedicate, a tempo pieno o parziale, alle varie attività.
La chiesa non può cercare privilegi da parte dello Stato (patti o concordati), ma solo rivendicare la libertà di compiere la propria opera di testimonianza. Ogni credente, coerentemente alle condizioni proprie del discepolato cristiano, fa quelle scelte sociopolitiche che scaturiscono non da un’adesione a un’ideologia, ma dallo spirito di «imitazione» di Gesù.
Le principali attività sono l’osservanza della Cena del Signore, l’offerta libera per i fabbisogni della chiesa-comunità, il culto con canti a più voci rigorosamente privi di musica strumentale (NB: esiste un’altra ‘Chiesa di Cristo’, divisa da questa, che è contrassegnata dall’uso degli strumenti musicali), preghiere libere, abbondanti letture bibliche e periodicamente pranzi-agapi, in cui ognuno porta qualcosa da mangiare o da bere.
La preghiera, rivolta a Dio in nome di Cristo, ha un posto importante nella vita della chiesa. Essa non viene recitata con formule precostituite, ma nasce sempre dalla realtà quotidiana della vita.
Normalmente una sera alla settimana viene dedicata allo studio comunitario della Bibbia, che si svolge a casa di un membro della chiesa, e che è libero e aperto a chiunque voglia partecipare. Fanno una propaganda abbastanza discreta

Punto di vista cattolico
I membri della Chiesa di Cristo professano insieme con i cattolici Gesù Signore. Hanno gli aspetti positivi e i limiti (secondo noi) dei movimenti di riforma radicale. Le diversità rispetto alla Chiesa Cattolica sono quelle del protestantesimo portato alle estreme conseguenze.
Il loro encomiabile richiamo alla Bibbia ha il limite del letteralismo. Dalla Riforma in poi, i tentativi di superare la molteplicità di denominazioni e Chiese per ricostruire, sulla base della sola Bibbia, l’unica Chiesa di Cristo, sono stati molteplici. Ma i risultati sono sempre stati deludenti: ogni volta la “Chiesa” nata per porre fine a tutte le “sette” ha «soltanto aggiunto qualche denominazione in più a quelle, numerosissime, già esistenti» (M. Introvigne).
Anzitutto facciamo notare che nella Bibbia non è scritto che bisogna attenersi alla sola Bibbia, anzi è detto il contrario: Paolo raccomanda ai cristiani di seguire non solo i suoi insegnamenti scritti, ma anche quelli dati a voce: Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso così dalla nostra parola come dalla nostra lettera (2 Ts 2,15). Lo stesso senso hanno le raccomandazioni di Paolo al suo discepolo Timoteo, di trasmettere fedelmente il deposito di fede e di vita cristiana alle generazioni future, ma, stranamente, non parla di scritture da leggere, bensì di parole da ascoltare: Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù. Custodisci il buon deposito con l’aiuto dello Spirito Santo che abita in noi (2 Tm 1,13-14). Le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri (2 Tim 2,2).

Il loro concetto di Chiesa di Cristo è molto limitato. Di essa non si dice solo che sussiste dove due o tre sono riuniti nel suo nome. Si parla della «casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità» (1 Tim 3,15).Gli atti degli apostoli parlano della riunione a Gerusalemme dei rappresentanti delle varie Chiese, non per semplici ragioni di studio, ma per dirimere la questione della circoncisione de di altre osservanze mosaiche, che avevano una rilevanza non solo disciplinare, ma anche dottrinale. Dalle lettere a Timoteo e a Tito risulta che non è vero che nella Chiesa tutte le decisioni vanno prese in maniera democratica.
Non è biblico affermare che i pastori devono essere sposati. Sarebbe fuori dalla regola di san Paolo, la cui scelta celibataria è menzionata nelle sue lettere. Il riferimento di 1 Tim 3,5 e passi simili, va inteso nel senso che: se sono sposati… (e non che: devono esse sposati…).

Quanto al battesimo dei soli adulti, esso non è biblicamente dimostrabile in maniera apodittica (come neppure il contrario). Perciò si deve ricorrere ad argomenti teologici. Per i cattolici ha valore teologico anche l’antichissima prassi della Chiesa. Ricordiamo che anche Lutero si oppose energicamente a chi negava la validità del battesimo degli infanti.

Quanto alla santa Cena, essa non è semplicemente un “simbolo per ricordare e annunciare”: La Parola di Dio parla della gravissima responsabilità di distinguere il Corpo di Cristo dal pane comune: «Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?» (1 Cor 10,16); «Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore… perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1 Cor 11,27.29).

Testi
S.A., Permettetetmi di parlarvi di Gesù e della Sua Chiesa, 11 pagine, ed. Chiesa di Cristo.
Vitalone Vittorio, Che cosa è la Chiesa di Cristo, ciclostilato, 7 pagine.
Sussidi
G. Bouchard, Le Chiese e movimenti evangelici del nostro tempo, Claudiana 1992, p.127-128.

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