Damanhur

Cenni storici
Damanhur è una delle poche Nuove Religioni che non ci sono pervenute dall’America o dell’Oriente: ha origine tutta italiana. Il suo fondatore è Oberto AIRAUDI, nato nel 1950 a Balangero (Torino). Secondo alcune indicazioni biografiche, pare che abbia manifestato fin da giovanissimo facoltà paranormali, come l’istinto di “togliere il dolore” ai suoi compagni di gioco o l’abilità di provocare avvenimenti paranormali (telecinesi, telepatia, precognizioni, ecc.). Indubbiamente precoce è la sua affermazione poetica e letteraria. A soli 16 anni pubblica un libro di poesie, intitolato «Poesie dei miei sedici anni», che ottiene il premio «Città di Torino 1967». È comunque lo studio dei fenomeni paranormali a interessare il giovane Oberto, che si dedica con profitto all’attività di guaritore pranoterapeuta e ipnotista, fino a farne la propria professione principale. Dopo essersi interessato di spiritismo, esoterismo e antica mitologia egiziana, nel 1975 fonda a Torino il Centro Horus, un’associazione culturale di ricerca e documentazione nei campi della parapsicologia, dell’esoterismo, dello spiritismo e delle medicine naturali. Horus è il nome del dio Falco nella mitologia dell’antico Egitto, e generalmente rappresenta il sole vittorioso sulle tenebre: per Airaudi è l’emblema dell’intreccio fra l’interesse sperimentale per i fenomeni paranormali e lo studio di quelle tradizioni antiche, cultrici dei Misteri. Nel 1976-1977 Airaudi inizia, con alcuni «pionieri», la costruzione della comunità Damanhur, a Baldissero Canavese (Torino). Tale data è decisamente significativa: infatti, secondo il pensiero horusiano, proprio nel 1977 è iniziata l’Era dell’Acquario (anche se gli astrologi non sono tutti d’accordo). In ogni caso, sta per finire l’Era dei Pesci, sorta ai tempi di Cristo, caratterizzata da guerra e violenza; e sta cominciando l’Era acquariana, caratterizzata dal risveglio e dallo sviluppo della coscienza spirituale, e dall’armonia col cosmo e tra gli uomini..
Damanhur non è però l’unica fondazione dell’attivissimo Airaudi: seguono, nel 1976, gli «Studi Airaudi di pranoterapia» per la formazione di guaritori, le «Edizioni Horus» con sede a Torino e la «libera università di Damanhur» (1987), con sede centrale e segreteria sempre a Torino, mentre i corsi di studio si tengono a Damanhur. Le materie di studio di insegnamento di questa università, che offre anche corsi per corrispondenza, sono: sviluppo delle facoltà paranormali; medicina naturale; scienze psichiche; esoterismo; ecologia; ampliamento delle percezioni.
Airaudi è autore di più di 100 libri. È pure pittore di quadri «selfici», espressione di «magia pratica». Nelle elezioni amministrative del 13 giugno 1999, il sig. Bisonte Quercia, al secolo Antonio Nigro, membro della comunità di Damanhur, è stato eletto sindaco di Vidracco (Torino) .

La dottrina e la città
La dottrina di Damanhur è strettamente legata alla costruzione della città. La sua fondazione nel 1976-1977 — verrà abitata a partire dal 1979 — risponde alle attese della Nuova Era, la quale prevede tante piccole comunità dove «verrà portato avanti un discorso evolutivo di carattere spirituale che eleverà di dignità l’Uomo, creatura importante fra tutte le Forme viventi».
La città è costruita intorno a una piazza dedicata a Horus; il suo cuore è il «tempio aperto», una grandiosa costruzione lunga 98 metri e larga, all’ingresso, 17-20 metri. L’edificio è «aperto», nel senso che è composto di 24 colonne la cui distanza si restringe verso il fondo dopo un altare detto del Fuoco, in modo che la larghezza dell’edificio vi si riduce a 10×10 metri. Alla base di tutte le colonne e intorno al tempio si trovano statue di varie divinità egiziane. Questa grandiosa costruzione in ceramica è stata possibile grazie al fattivo lavoro degli abitanti di Damanhur.
Il «tempio aperto» è espressione della dottrina, nel senso che essa accoglie non soltanto l’esoterismo e l’occultismo dell’antico Egitto, ma è aperta anche a vari elementi della tradizione religiosa indiana (come la reincarnazione e il tantrismo), l’ecologismo e altro.
Il Tempio Aperto è il cuore di Damanhur, perché lì si raccoglie, durante il plenilunio, l’oracolo di Damanhur, che risponde medianicamente alle domande formulate ritualmente; perché lì, come in una sorta di «grande antenna capace di contattare grandi intelligenze», si dialoga con gli Dèi; perché lì si celebrano riti antichi; perché lì si curano le malattie e si svolgono pure rappresentazioni teatrali, musicali, di poesia, sfilate di moda, ecc.

La prassi
La comunità di Damanhur — cioè «Città di Horus», cioè «Città della Luce» — ha preso il nome dall’omonimo villaggio sul delta del Nilo. Si favoleggia che, fin dall’antichità, esistesse là una Damanhur sotterranea, «un luogo altamente mistico ove i Sacerdoti del Tempio preparavano ai misteri dell’Alta Magia gruppi selezionati di giovani iniziati, provenienti dall’Egitto e da altre parti del mondo allora conosciuto». Si racconta che in tale città sotterranea lo stesso Mosè, come altri grandi «iniziati», sia stato preparato all’esoterismo e alla magia.
In linea col New Age, anche Airaudi è convinto che ogni uomo porti in sé potenziali possibilità di fare grandi cose; non c’è quindi bisogno di un Messia esterno. Non si tratta — agli occhi di chi la pratica — di una religione. La «via horusiana» intende piuttosto insegnare e diffondere una conoscenza salvifica che è aperta ad altri contributi culturali, nonché a contributi religiosi, e ad una futura evoluzione e trasformazione dei suoi principi. Damanhur dunque non vuole essere una religione. Crede in Dio, ma ognuno può immaginarlo come vuole. Comunque, il visitatore di Damanhur ha l’impressione di trovarsi in una cittadella sacra ove il rapporto con Dio o con il Divino è chiaramente indirizzato secondo la linea esoterica-occultistica, con trasposizione approssimativa di alcuni temi presenti nell’eredità «ermetica» delle religioni, soprattutto di quella egizia, e nelle tradizioni dell’astrologia e dell’alchimia.
Secondo Airaudi, Dio è «la totalità, la completezza del tutto, e le sue caratteristiche principali sono, oltre all’Onnipotenza, la divina Giustizia e la divina Indifferenza». Al di sotto di Dio, «esistono una serie di Divinità, le quali a cerchi concentrici di Conoscenza e Potere sempre più riducentisi, arrivano fino all’Uomo che, in un certo qual senso, può essere considerato la minore delle Divinità». Dio può essere contattato solo tramite Divinità intermedie. Il pensiero horusiano non vuol essere una religione. La religione infatti è ritenuta limitativa e dogmatica, poiché si richiama alla fede ed esige l’osservanza dei comandamenti. È piuttosto una visione filosofica aperta.
L’Uomo deve dunque essere cosciente di sé per risollevarsi dalla sua caduta nella materia, cercare in se stesso il divino che è in lui per svolgere la sua funzione di «forma ponte» che unisce l’alto (forme divine) con il basso (altre specie viventi). Il cammino evolutivo dell’Uomo per pervenire a essere Coscienza passa attraverso la Conoscenza: tramite la via iniziatica, l’appartenenza a gruppi esoterici, il ricorso alla magia come scienza per comunicare con le Divinità e le Potenze Supreme, e prepararsi alle successive reincarnazioni. I riti esoterici (segreti) si svolgono nel grandioso tempio sotterraneo, scavato nella collina.
Il pensiero damanhuriano mira dunque al conseguimento della consapevolezza, e quindi si presenta come processo filosofico aperto. Più che alla norma morale si richiama ai poteri del Libero Arbitrio per imboccare la strada della realizzazione, e quindi esige la scelta continua da parte degli individui che devono sempre più accrescere la loro espressione di personalità. Questi elementi dottrinali sono ovviamente molto elastici e si adattano bene proprio al «tempio aperto», che si considera come superamento di ogni limitazione di natura religiosa e morale.
Nonostante l’«apertura» che il pensiero horusiano vanta, la vita concreta dei cittadini di Damanhur è regolata da norme precisissime e coordinata, come in un monastero, dai rintocchi della campana situata sulla piazza principale della città-Stato.
La comunità è dotata di una dettagliata Costituzione, in vigore dal 1° settembre 1981: il suo scopo è di «riportare sulla terra un nuovo ordine sociale», in base ai «principi dell’esoterismo horusiano » (art. 11), un ordine « fondato sull’armonia » (art. 1). Il fine è di formare individui «uniti dalla Conoscenza e nella Coscienza Divina» (art. 4).
Damanhur può infatti vantare tutte le strutture che caratterizzano uno Stato: dal governo alla magistratura; dall’ospedale al teatro; dalle abitazioni ai laboratori, alle varie imprese, alle scuole e alla moneta, dalla casa dei bambini al bar e alla TV via cavo, ecc. Il governo è affidato alle guide spirituali — in testa Oberto Airaudi — che sono garanti dell’autenticità dei fini spirituali perseguiti a Damanhur. Le guide spirituali sono affiancate da diversi organi comunitari che controllano e gestiscono l’organizzazione della vita dei cittadini.
Senza addentrarci nell’organizzazione concreta, ricordiamo che i cittadini di Damanhur, con un solenne impegno rituale del 1986, hanno scelto di costituirsi «popolo», compiendo «un grande “salto di qualità” che porta ogni singolo a riconoscersi parte consapevole di un qualcosa di più grande della famiglia comunitaria». Si diventa “popolo” «anteponendo Damanhur ad ogni cosa personale», «amando Damanhur tanto da offrire ogni parte di sé». C’è un forte impegno per l’autosufficienza nei più svariati campi, da quello alimentare a quello dell’energia, a quello economico: la città-stato ha una moneta propria (chiamata «credito»), e le sue 75 imprese, tra piccole e grandi, contribuiscono alla sopravvivenza dei cittadini. Damanhur ha scuole interne, espressioni artistiche proprie. Evidentemente tutto in Damanhur è della comunità e tutto è in funzione della comunità: anche i bambini sono figli della comunità e la decisione di programmare la nascita di un bambino spetta, oltre che ai genitori, a tutta la comunità. La campana suona davvero per tutti, e tutto orienta e dirige.

Punto di vista cristiano e pastorale
Come tutti gli altri movimenti appartenenti alla sfera del New Age, anche Damanhur esercita un non indifferente fascino. Il mistero che avvolge il mondo horusiano, la perfetta organizzazione della Città-Stato, l’insistenza sulla dimensione comunitaria, la ricca letteratura «made in Italy» e quindi più accessibile di quella di tanti altri Movimenti, spesso mal tradotti dall’inglese, assicurano a Damanhur un posto particolare tra altri gruppi più o meno simili. Inoltre, come si è detto, Damanhur non vuole essere una religione, non è aggressivo, non combatte la Chiesa (critica però aspramente il fatto che la Messa, non essendo più in latino, ha perso molto potere magico; – ma notiamo che per i cristiani essa non deve avere valore magico!). È sensibile a varie istanze dell’uomo d’oggi, come per es. l’ecologia, le scienze psichiche, la medicina naturale, il pacifismo.
Ma da quel che abbiamo qui descritto a grandi linee, risulta che Damanhur è uno dei numerosi luoghi dove rivive una religiosità pagana, che si sviluppa nel clima della «dolce decomposizione del cristianesimo» tipica del New Age. Al punto che un uomo di dialogo come mons. Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, nel cui territorio ha sede Damanhur, ha preso posizione dichiarando tra l’altro: «Il livello filosofico reclamato dalla sètta si traduce in gesti e comportamenti che ripropongono antiche religioni naturalistiche (venerazione del sole…) o concezioni non cristiane, come la reincarnazione, e portano a prassi etiche – soprattutto circa l’uso della sessualità, l’unità della famiglia, l’educazione – che divergono dall’insegnamento della Chiesa e dalle comuni convinzioni etiche… Che si tratti di una scelta religiosa trova conferma, tra l’altro, nel fatto che quando uno entra nella comunità di Damanhur abbandona anche esternamente ogni contatto con la Chiesa… Pertanto… quanti consapevolmente entrano a far parte della comunità automaticamente escono dalla comunione della Chiesa Cattolica e sono da giudicare non più cristiani».

Quindi, al di là delle buone intenzioni, si deve notare che Damanhur nel suo insieme è basato su una corrente di pensiero assai lontana dal cristianesimo. Soprattutto, siamo parecchio lontani dalla visione cristiana di Dio. Dobbiamo quindi concludere che la corrente di pensiero di Damanhur, che si ricollega appunto alle varie dottrine cosmiche e precristiane, è inaccettabile per i cristiani.
Concretamente, più che una contrapposizione frontale, converrà proporre gli elementi essenziali del cristianesimo: non un Dio immaginato come si vuole e raggiungibile attraverso la magia, ma il Dio Padre; non una morale decisa autonomamente, ma conseguenza del nostro essere creati e salvati da Dio; non un’auto-salvezza totale tramite lo sviluppo delle proprie potenzialità, ma il cammino evangelico, che accoglie la salvezza che viene da Gesù Cristo.

Testi
A) Oberto Airaudi (Edizioni Horus):

– La Via Horusiana secondo la scuola di Damanhur tramite Oberto Airaudi, 1987.
La Via Horusiana. Principi e concetti fondamentali della scuola di pensiero di Damanhur, 19882.
Incontri, vol. I, 1982.
Morire per imparare, 1988, 2a ed.
– Rinascere per vivere, 1983.
Sette porte scarlatte, 1988.
Damanhur e i discorsi sociali, 1985.
Liber «S» profezie dell’Era d’Acquario, 1987.

B) AA.VV. (sempre delle Edizioni Horus):
– Damanhur, la città comunità;
– Damanhur, Guida alla Città-Comunità;
– Le nuove comunità.

Studi
Gianni Ambrosio, “Nuove rivelazioni in una «nuova religione» italiana: Damanhur”, in Le nuove rivelazioni, LDC, Leumann (Torino) l991, pp. 215-225.
Gatto Trocchi Cecilia, “La concezione della famiglia in alcuni movimenti religiosi alternativi”, in AA.VV., Il relativismo religioso sul finire del secondo Millennio, Lib. Ed. Vaticana 1996, pp. 266-271.
Introvigne M.- Zoccatelli p.l.-nelly ippolito m.-roldán v. (a cura di), Enciclopedia delle Religioni in Italia, 1048 pagine, LDC Leumann, 2001, pp. 925-927.
M.E.G., “Fuori dalla Chiesa”, in Il Regno-attualità, n. 20/1992, p. 595 (riferisce la presa di posizione del vescovo Bettazzi).
Elisabeth peter, Un fenomeno dei nostri tempi: le ‘Sètte’, Regalità Milano 1992, pp. 85-92.
Marco Prati, “Una visita a Damanhur”, in Movimenti Religiosi Alternativi, n. 8, pp. 27-29.

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