Centro dell’Uomo

Fondato e diretto da Pier Franco MARCENARO, residente a Torre del Lago (Viareggio), il Centro dell’Uomo, è una delle scuole neo-gnostiche che si diffondono al giorno d’oggi, specialmente in ambienti New Age e orientaleggianti. Col termine «gnosi» si indica una conoscenza superiore che ritiene di (ri)scoprire il divino che è dentro ciascuno di noi: «L’uomo è un’entità cosciente racchiusa temporaneamente in un corpo: egli è un essere dotato di uno spirito che è della stessa essenza della Divinità»[1].
Nel profondo dell’io, dicono gli gnostici, l’uomo può ritrovare quella scintilla di Dio di cui tutti siamo parte, ma che abbiamo dimenticato, essendo caduti nell’ignoranza a causa della materia che ci ha imprigionati. L’uomo, attraverso la Conoscenza, riscopre la propria divinità, e può ripercorrere a ritroso il cammino, raggiungendo un altissimo grado di spiritualità. Questa Conoscenza, o Scienza, o Gnosi costituisce – dicono – l’essenza di tutte le religioni, che non sono che nomi diversi di questa Scienza e di questo cammino. Tutto ciò – dicono – non è oggetto di fede, ma di esperienza diretta:

«La Scienza della Spiritualità, chiamata attraverso le epoche con nomi diversi, non è qualcosa di nuovo, ma è la Scienza più antica e precisa che l’uomo abbia mai posseduto. Tutti quegli spiriti elevati, sulle cui parole ed opere vennero fondati i grandi movimenti religiosi e filosofici che hanno resistito all’usura dei secoli, dissero di essere in contatto con un unico superiore Potere onnipervadente, e dichiararono di parlare solo di ciò che avevano sperimentato di persona. Leggiamo nei loro resoconti che essi valicarono gli angusti limiti della mente umana, per bere all’inesauribile Fonte della Conoscenza suprema: tornando da quella sublime esperienza, esposero unicamente quanto avevano visto coi propri occhi ed ascoltato con i propri orecchi. Possiamo quindi affermare che i Maestri non parlarono semplicemente di ciò che avevano letto sui libri, ma di ciò che avevano sperimentato direttamente. Cristo, Buddha, Zoroastro, Maometto, Kabir, Nànek ed altri, dissero di essere in contatto con un Potere Superiore di cui si dichiararono i portavoce»[2].
Per trovare Dio, è necessario staccarci dalle illusioni della materia ed entrare nelle profondità del proprio io. Questo però è del tutto impossibile senza la guida di un vero Maestro, che abbia raggiunto le vette della Spiritualità, e che perciò sia in grado di trasmettere, senza alcun compenso economico o di altro genere, questa esperienza. Il Maestro guida il discepolo in questo cammino, indicandogli i comandamenti per condurre una vita veramente morale. Essi sono: Non-violenza, amore e servizio verso gli altri, sincerità, umiltà, castità, dieta strettamente vegetariana.

Se è vero che tutte le religioni, se vissute in modo genuino, dicono e cercano la stessa cosa, occorre dare grande impulso all’Ecumenismo, chiudendo per sempre l’era delle guerre di religione. Questo è stato sempre affermato dalle grandi anime, per esempio da san Francesco d’Assisi, il quale «…fece un viaggio nei paesi arabi non per convertire ma per affratellare»[3].
Il nostro secolo (XX, N.d.R.), a partire dal Parlamento delle Religioni riunitosi a Chicago nel 1893, al Concilio Vaticano II coi decreti Unitatis Redintegratio e Nostra Aetate, fino al papa attuale, ha segnato un crescendo in questa direzione. Importante è stato l’incontro di preghiera per la pace dei rappresentanti delle grandi religioni del mondo ad Assisi, il 27 ottobre 1986. In tale occasione, l’unità sostanziale di tutte le religioni è stata affermata in maniera irreversibile.

Punto di vista cristiano
C’è chi si meraviglia quando sente dire che il delfino non è un pesce ma un mammifero. Solo quando si ha chiara la definizione di mammifero (presenza di ghiandole lattifere, di polmoni, ecc…) e di pesce (presenza di branchie anziché polmoni, ecc…) risulta chiara la distinzione. Allo stesso modo, al benevolo lettore cristiano, che si meraviglierà leggendo qui delle critiche dottrinali non marginali al Centro dell’Uomo, facciamo notare esse risulteranno incomprensibili, se non si ha una conoscenza approfondita sia del Centro dell’Uomo sia del Cristianesimo. Infatti, come sarebbe possibile confrontare due realtà che si conoscono solo superficialmente?
È doveroso il nostro pieno rispetto per le idee, le buone intenzioni, le grandi idealità e l’impegno morale che viene proposto e praticato dal Centro dell’Uomo. Ciò affermato, e chiedendo uguale rispetto per le nostre idee, dobbiamo dire che, nonostante l’apparenza, il Cristianesimo è un’altra cosa. Detto in sintesi, la dottrina del Centro dell’Uomo è:

1) Sincretismo (= tutte le religioni sono sostanzialmente uguali, sicché è possibile avere una doppia appartenenza religiosa oppure mescolarne i diversi elementi). La sostanziale uguaglianza di tutte le religioni, è un bell’ideale… ma non è una realtà. Questo può anche non piacere, ma dal punto di vista culturale sarebbe scorretto non riconoscerlo. P.F. Marcenaro ama allineare citazioni della Bibbia, del Corano, dei Veda e di grandi Maestri di spiritualità, per dimostrare che tutti dicono la stessa cosa. Ma ogni affermazione va valutata all’interno del sistema in cui si trova, non estrapolandola da esso. Accanto ad innegabili somiglianze e convergenze, ci sono sostanziali, irriducibili differenze tra le diverse religioni.
Dice un proverbio: «Nella notte nera tutte le vacche sembrano nere»; ma quando c’è il sole si vede che possono essere brune, bianche, nere o pezzate. Così è per le religioni: quando non si è informati, o si prendono i propri sogni per realtà, possono sembrare sostanzialmente uguali; ma una osservazione culturalmente solida fa vedere le differenze irriducibili.
A proposito dell’incontro interreligioso di Assisi del 27 ottobre 1986, è falsa l’affermazione di P.F. Marcenaro, secondo il quale:
«L’incontro, promosso dal papa Giovanni Paolo II con l’adesione di tutti gli altri Capi religiosi, decretò il riconoscimento irreversibile da parte di tutte le religioni dell’unicità di Dio, Padre dell’umanità intera ed ispiratore di tutti i suoi Profeti ed Inviati»[4]. In tale occasione infatti il papa affermò il contrario (pur nel rispetto della fede e della coscienza di ognuno):
«Il fatto che noi siamo venuti qui non implica alcuna intenzione di ricercare un consenso religioso tra noi o di negoziare le nostre convinzioni di fede. Né significa che le religioni possono conciliarsi sul piano di un comune impegno in un progetto terreno che le sorpasserebbe tutte. Né esso è una concessione a un relativismo nelle credenze religiose, perché ogni essere umano deve seguire la sua retta coscienza nell’intenzione di cercare e di obbedire alla verità»[5].
Falsa anche l’affermazione che Francesco d’Assisi non intendesse predicare il Vangelo ai musulmani: questo è chiaramente contraddetto dalla Regola del 1221 di san Francesco:
«… Quei frati che, per divina ispirazione vorranno andare fra i Saraceni e altri infedeli, vadano con il permesso del loro ministro e servo… I frati poi che vanno fra gli infedeli, possono ordinare i rapporti spirituali in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che, quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo, creatore di tutte le cose, e nel Figlio Redentore e Salvatore, e siano battezzati, e si facciano cristiani, poiché, se uno non rinascerà per acqua e Spirito Santo non potrà entrare nel regno di Dio»[6] (facciamo notare che la Trinità di Dio è viceversa rigorosamente esclusa dalla fede musulmana).
Anche riguardo al vegetarianismo, pur nel rispetto di questa pratica, e delle ragioni ideali che la sostengono, ci permettiamo di sottolineare che non ha basi culturali l’affermazione secondo la quale anche il cristianesimo autentico deve essere vegetariano. È vero che varie regole monastiche erano prevalentemente vegetariane, ma il Vangelo narra che Gesù imbandì del pesce ai suoi discepoli (Giov 21,13); e tradizionalmente il «mangiar di magro» ammette l’uso del pesce. P.F. Marcenaro a p. 115 cita san Paolo, Romani 14,20-21, che invita a non mangiar carne né bere vino, se questo dà scandalo; ma ignora che lo stesso Paolo, poche righe prima (Romani 14,17) aveva affermato il principio che «il regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo».
La prima lettera a Timoteo annovera tra gli eretici coloro che «…imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità» (1Tim 4,1-5).
Sempre la stessa lettera raccomanda l’uso (moderato!) del vino nella dieta:
«…Smetti di bere soltanto acqua, ma fa’ uso di un po’ di vino a causa dello stomaco e delle tue frequenti indisposizioni» (1Tm 5,23).

2) Panteismo (= Dio è in ogni cosa, non è distinto dalle creature). Per la Bibbia, e per la fede di duemila anni di cristianesimo, Dio è distinto dalla sua creatura. Qui invece l’uomo è una semplice onda dell’oceano cosmico, una scintilla della divinità, una parte del Gran Tutto, e non una creatura che entra in relazione di figlio con Dio Creatore e Padre. Nella sua ricerca del divino immanente nella profondità di ogni uomo, la gnosi finisce per dimenticare il Dio “totalmente Altro” (distinto dalla creatura).È culturalmente scorretto fingere che ci sia concordanza tra creazionismo (biblico) ed emanazionismo (della religione indù).

3) Auto-salvezza gnostica (= la salvezza non viene dall’Alto, ma tramite la conoscenza della profondità dell’io). La liberazione dal male è nelle mani dell’uomo, attraverso la Conoscenza, sotto la guida di un Maestro. Secondo questa visione, non c’è bisogno della redenzione che viene della croce di Cristo. D’altronde, Gesù è solo uno dei Maestri, mentre per il cristiano egli è l’unico Maestro e Salvatore.
La gnosi nega i concetti e la realtà del peccato e della grazia, fa dipendere la «salvezza» unicamente dall’uomo. Di conseguenza, c’è un rifiuto di principio della Chiesa come tramite della verità e della grazia di Cristo per la nostra salvezza.

Conclusioni
Sarebbe intolleranza obbligare i non cristiani ad accettare la nostra fede. Ma sarebbe altrettanto intollerante pretendere che il cristiano rinunci a punti essenziali del suo credo per aderire alla gnosi, sulla quale Giovanni Paolo II ha scritto con molta lucidità:
«…La gnosi, cioè quell’atteggiamento dello spirito che, in nome di una profonda conoscenza di Dio, finisce per stravolgere la Sua Parola sostituendovi parole che sono soltanto umane. La gnosi non si è mai ritirata dal terreno del cristianesimo, ma ha sempre convissuto con esso, a volte sotto forma di corrente filosofica, più spesso con modalità religiose o parareligiose, in deciso anche se non dichiarato contrasto con ciò che è essenzialmente cristiano»[7].


[1] P.F. Marcenaro, La Via della Spiritualità, ed. Centro dell’Uomo,  p. 19.

[2] P.F. Marcenaro, o. cit., p. 13.

[3] Id., p. 143.

[4] Id., p. 151.

[5] La Traccia 1986, p. 1121/IX.

[6] Francesco d’Assisi, “Regola non bollata”, XVI, in Fonti francescane, §§ 42-43, ed. Messaggero, Padova, 1977. Le medesime Fonti parlano ripetutamente di san Francesco che si presentò al Sultano d’Egitto per predicargli il Vangelo (§§ 422; 1173; 1174; 1855; 2212;.2227; 2236; 2308; 2313).

[7] Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza, Mondadori Milano 1994, p. 99.

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